Diversity e modelli organizzativi: le buone pratiche

Come accogliere la diversità nei contesti aziendali e contribuire a colmare il divario di genere che ancora affligge il nostro Paese, relegato al 79esimo posto su 146 nell’ultimo rapporto del World Economic Forum? Questo uno degli interrogativi al centro del partecipato seminario di avvio del progetto DIMORE – DIversità di genere per Modelli Organizzativi sostenibili in REte, ospitato ieri pomeriggio, mercoledì 15 novembre, nella sede di L’Inglesina SpA ad Altavilla Vicentina.

Il progetto finanziato dalla Regione Veneto (Dgr n.1522 del 29/11/2022 P.A.R.I.- Progetti e azioni di rete innovativi per la parità e l’equilibrio di genere realizzato con risorse a valere sul PR Veneto FSE+ 2021-2027) vede come capofila Niuko Innovation & Knowledge, società di formazione di Confindustria Vicenza, e coinvolge associazioni di categoria, parti sociali, enti di formazione, Università, enti pubblici, istituti scolastici, realtà del non profit impegnate sul tema della parità di genere.

L’evento ha visto la partecipazione dell’assessore regionale all’Istruzione, formazione, lavoro e pari opportunità Elena Donazzan, che ha ricordato come il divario fra occupabilità maschile e femminile sia l’unico indicatore legato al mondo dell’impresa che vede il Veneto ancora in ritardo. «Un nodo che rappresenta per me un cruccio – ha spiegato Donazzan – Per questo abbiamo scelto di mettere in campo risorse importanti e sostenere progetti di rete: possiamo fare la differenza attraverso un cambio culturale, possibile solo coinvolgendo tutti gli attori del territorio. Fra gli obiettivi dei progetti P.A.R.I. anche l’individuazione di buone pratiche che già esistono e che possono essere messe a sistema».

«Siamo molto orgogliosi di essere capofila di questa iniziativa – ha aggiunto Pietro Sottoriva, Presidente Niuko – si tratta di una sfida condivisa importante. Dobbiamo lavorare insieme, a ogni livello, con l’obiettivo comune di aumentare la presenza femminile nelle nostre imprese». Accanto al Presidente Sottoriva, la responsabile progettazione della società di formazione Susanna Casellato, che ha presentato gli obiettivi del percorso e le azioni in programma nei prossimi mesi.«Attraverso la costituzione e il rafforzamento di una rete territoriale pubblico-privata – ha spiegato – il progetto intende sviluppare e sperimentare un modello innovativo di intervento che favorisca la creazione di ambienti organizzativi e professionali favorevoli alla parità di genere e promuova azioni di welfare territoriali in sinergia con le comunità locali e con i Comuni». 

Di grande interesse anche l’intervento di Monica Fedeli, prorettrice dell’Università di Padova con delega ai rapporti con il territorio che ha ricordato come il tasso di occupazione femminile in Italia sia di poco superiore al 50%, un dato inferiore di 14 punti alla media europea. «E’ importante – ha aggiunto – anche interrogarsi sul “come” le donne lavorino, perché in molti casi si tratta di occupazioni con contratti part time o di impieghi meno retribuiti rispetto a quelli degli uomini che ricoprono posizioni analoghe». 

Le testimonianze aziendali

L’evento ha visto la presentazione di alcune testimonianze aziendali molto significative. Le buone pratiche di LInglesina – illustrate dal Presidente Ivan Tomasi e dalla legal manager Lara Stivanin – includono il riconoscimento di una mensilità aggiuntiva e di un set completo con i prodotti dell’azienda – carrozzina, passeggino, ovetto – a tutti i lavoratori che diventano mamme o papà, la scelta di concedere il part time ai collaboratori che ne fanno richiesta, la flessibilità oraria in entrata e uscita. Ai neopapà viene inoltre riconosciuto un ulteriore giorno di congedo oltre ai 10 giorni previsti dalla normativa. Misure che rappresentano anche un elemento di attrazione e “trattenimento” dei collaboratori in un’azienda che conta attualmente 120 dipendenti, fra cui 66 donne, dislocati nelle due sedi di Altavilla Vicentina. 

Giovanni Cogo, hr manager della Spac spa di Arzignano, azienda della famiglia Bedeschi specializzata nella produzione di spalmati in Pvc e nell’accoppiatura di tessuti tecnici, ha invece raccontato il percorso intrapreso con l’obiettivo di arrivare alla certificazione Parità di genere. «Un percorso che ci ha consentito di raccogliere e mettere a sistema tante piccole pratiche già in essere, diventando più consapevoli». Alla flessibilità oraria si affianca, per favorire la conciliazione vita-lavoro, il riconoscimento, a tutti i 230 lavoratori dell’azienda, di permessi retribuiti aggiuntivi, in caso di visita medica, rispetto a quelli previsti dal contratto nazionale. Le donne, pur rappresentando una minoranza all’interno dell’azienda, ricoprono posizioni dirigenziali in due aree tecniche – acquisti e sicurezza e ambiente – mentre anche l’ufficio sistema qualità vede come responsabile una lavoratrice. «Grazie a questo percorso abbiamo anche comparato in modo puntuale le retribuzioni, è emerso che non ci sono differenze legate al genere. Abbiamo messo a punto ulteriori misure per il 2024, che annunceremo a breve ai nostri collaboratori».

GDS Global Display Solutions, azienda di Cornedo che a inizio novembre ha già ottenuto la Certificazione parità di genere, si è posta l’obiettivo di incrementare la presenza femminile attualmente al 30% e ha scelto di andare oltre la certificazione per fare rete con il mondo delle scolastico. «Siamo profondamente convinti – spiega Silvia Alessi, hr manager – che la diversity contribuisca a far crescere la produttività. Non è facile per un’azienda come la nostra che opera nel settore elettronico attrarre candidate. Ecco perché abbiamo deciso di investire molto in progetti che coinvolgono le scuole del territorio, con l’obiettivo di raccontare il lavoro e le diverse figure al nostro interno, superando i tanti stereotipi che collegano alcune mansioni solo agli uomini. Abbiamo iniziato con le scuole secondarie di secondo grado, ma abbiamo deciso poi di aprirci anche alle scuole secondarie di primo grado, perché se vogliamo costruire una nuova cultura è necessario lavorare sul lungo periodo. Nelle prossime settimane è in programma ad esempio un incontro con la scuola media di Cornedo».

Un focus specifico è stato dedicato ai modelli delle reti delle aziende e dei Comuni amici della famiglia con gli interventi di Luciano Malfer, dirigente generale dell’Agenzia di coesione sociale Provincia autonoma di Trento che ha dato vita a questo network nazionale, e di Valentina Cherubini, consulente Family Audit. E’ stata quindi proposta la testimonianza di Vecomp, azienda veronese che aderisce alla rete e che dal 2016 ha iniziato il percorso di certificazione del Family Audit. Fra gli output fissati dal progetto DIMORE, che non guarda solo alle aziende ma all’intero territorio di riferimento, figurano anche l’adozione del marchio Comuni Amici della famiglia da parte di almeno 6 Comuni e la creazione nel Vicentino di un Distretto Amico della Famiglia.

Le sfide per il mondo della scuola

Dopo la sessione dedicata al tema del valore del dialogo sociale per la parità di genere – con gli interventi di Lorenza Leonardi, consigliere IAL Anapia Veneto e Francesco Monticelli, direttore ente bilaterale nazionale per gli studi professionali E.Bi.Pro. – l’evento ha posto l’accento sul tema della parità di genere nel mondo della scuola. Lara Bisin, Vicepresidente Confindustria Vicenza con delega al Capitale Umano, ha ricordato l’impegno dell’associazione degli industriali per la promozione delle materie Stem fra le giovani generazioni con il progetto Vicenza Making Future, mentre Nicoletta Morbioli, dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale VII – Ambito territoriale di Vicenza, ribadendo la necessità di costruire una nuova cultura fin dai banchi di scuola, ha citato alcuni dati secondo cui il 57% dei docenti italiani affronta il tema della parità in classe e il 30% lo fa in momenti strutturati-dedicati. Significativa l’esperienza dell’ITIS Rossi che, come raccontato dal dirigente scolastico Alberto Frizzo, in 10 anni è riuscito a portare la presenza femminile dall’1 al 10%. Una crescita frutto anche di azioni volte alla valorizzazione e al racconto delle esperienze delle studentesse, per far emergere la loro presenza e proporre nuovi role model. 

L’evento, moderato dalla formatrice e consulente Michela Colasante, si è concluso con un’appassionata performance teatrale dedicata al rapporto fra linguaggio e parità di genere portata in scena da Anna Tringali, attrice, formatrice e direttrice artistica di eventi culturali, fra i fondatori del Teatro Bresci.