Xylem, pausa attiva durante lo smart working: così si allenta lo stress e si prevengono i disturbi
Un’ora di esercizio fisico, da casa, per allentare lo stress da smart working e intervenire sui problemi fisici causati dall’eccessiva sedentarietà.
La proposta lanciata ai propri dipendenti da Xylem Lowara, azienda di Montecchio Maggiore (Vicenza) leader nel campo delle tecnologie per l’acqua, ha raccolto un’adesione convinta.
Al progetto messo in campo con Niuko Innovation and Knowledge hanno partecipato una trentina di dipendenti di diverse aree aziendali. Il tutto a costo zero per l’azienda grazie alla sua adesione all’iniziativa “Lavoratori in salute, azienda sana” proposta da Confindustria Vicenza con il contributo degli Spisal territoriali.
Il progetto
Divisi in due gruppi i lavoratori si sono incontrati online due volte alla settimana per un totale di 16 lezioni da gennaio a marzo: un primo gruppo al mattino fra le 8.30 e le 9.30, per iniziare la giornata lavorativa dopo un’attivazione muscolare mirata, un secondo gruppo fra le 14 e le 15, per una salutare pausa attiva.
Le dottoresse Chiara Rasotto e Gerarda Soren, Specialiste dell’Esercizio Fisico, hanno proposto loro semplici esercizi a corpo libero o con piccoli attrezzi facilmente reperibili, volti ad attenuare o prevenire i disturbi muscolo-scheletrici e l’insorgere di numerose altre patologie collegate all’eccessiva sedentarietà.
Guarda il contributo di Chiara Rasotto e Gerarda Soren che illustra i rischi ergonomici per lo smart worker:
Durante le lezioni, con l’aiuto di slides dimostrative, Rasotto e Soren hanno inoltre approfondito l’importanza di una postura corretta, nonché di una postazione ergonomica, concetti di fondamentale rilievo quando si lavora in postazione fissa per molte ore come nel caso dello smart worker. Fra una call e l’altra la pausa attiva proposta dall’azienda durante l’orario di lavoro (o all’inizio della mattinata nel caso del secondo gruppo) è stata molto apprezzata dai lavoratori che hanno partecipato all’appuntamento “disconnettendosi” per due ore alla settimana da mail e telefoni.
«Questa esperienza nuova che l’azienda ci ha proposto – spiega Alessandra Storti, che lavora in area finance – si è rivelata davvero molto positiva: è stato un modo per mantenere il contatto con i colleghi anche durante lo smart working, quando vengono a mancare momenti come la pausa caffè condivisa».
«Sono sempre uscito dalla pausa attiva molto rilassato, l’ora di esercizio a metà giornata è stata occasione per staccare e allentare la tensione per poi tornare al pc più concentrato», aggiunge Dario Menini, che lavora in area marketing.
«Ci ha stupito positivamente – racconta la dott.ssa Rasotto – la costanza e l’impegno con cui i lavoratori hanno partecipato a questi appuntamenti, nei 32 incontri abbiamo registrato solo 3 assenze e in tutti i tre i casi i partecipanti ci hanno preavvisato motivando la loro assenza, nonostante la giustificazione non fosse richiesta. La “pausa attiva” non veniva considerata come un diversivo ma come un appuntamento importante e prezioso, a cui non mancare».
«In questi mesi – precisa la dott.ssa Soren – molti lavoratori hanno obbligatoriamente sperimentato lo smart working in un periodo emotivamente stressante, con utilizzo di postazioni spesso non ergonomiche e in un contesto di situazioni familiari a volte complicate. L’attività proposta ha dato modo di verificare quanto un’attivazione muscolare appropriata possa agevolare la concentrazione e il rendimento sul lavoro, rimarcando l’intima relazione tra mente e corpo»
Chiara Rasotto
Alessandra Storti